Panama Papers: ecco come portare i propri risparmi in un paradiso fiscale

Panama Papers: ecco come portare i propri risparmi in un paradiso fiscale

di Fabio Sanvitale

in seguito alle notizie relative allo scandalo “Panama Papers”, che ha messo in luce gli affari offshore di molti nomi noti a livello mondiale, cronaca-nera.it vi ripropone un’interessante intervista all’avvocato Giovanni Caporaso, uno dei massimi esperti in materia.

Caporaso è un avvocato panamense, nato e cresciuto in Italia, che si occupa, tra le altre cose, di aiutare le persone che vogliono portare i loro capitali altrove, magari in luoghi a bassa fiscalità (o offshore). Lettonia, Seychelles, Liberia, Saint Christopher & Nevis, Panama, i famosi “paradisi fiscali” (ma ce ne sono altri: Hong Kong, Mauritius, Singapore, Cipro, Grenada, Samoa, Vanuatu, S.Vincent). Ex giornalista, parla cinque lingue e dal 1991 vive a Panama, da dove opera col suo studio legale, nonché offrendo molti servizi, come l’assegnazione di numeri fissi anonimi in tutto il mondo.

Ed è proprio lui a chiarirci tutta una serie di cose su cui c’è molta confusione. Mi aveva colpito una sua definizione, questa: “Un paradiso fiscale deve avere delle caratteristiche precise:  stabilità politica; facilità di spostamenti; buone telecomunicazioni, per poter comunicare con il proprio Agente o banca con facilità; poca collaborazione (o nulla) con le autorità fiscali internazionali; costi legali, di manutenzione e di vita bassi.  Panama é dal 1932 il paradiso fiscale per eccellenza, oltre che essere uno dei maggiori centri finanziari del mondo” .

 Per prima cosa, chiariamo allora cosa vuol dire il misterioso termine “offshore”. “Offshore”indica paesi stranieri che siano tax free, in modo da non pagare tasse ed evitare che i creditori possano metterci le mani sopra i tuoi soldi. Tutto qui. In questi paesi ci sono banche soggette a legislazioni molto permissive; e che trattano molto più confidenzialmente le informazioni che possiedono. Se non ci sono trattati bilaterali di cooperazione (e spesso anche con quelli), sarà impossibile per l’Italia ottenere informazioni su quel conto all’estero a meno che, s’intende, non sei ricercato per un crimine di quelli grossi. “Gli offshore sono più impermeabili, vero, ma dipende per quale reato ti stanno cercando – chiarisce Caporaso -  Se hai commesso un delitto internazionale ti consegnano, se hai truffato centinaia di vecchiette ti consegnano, ma se hai truffato un altro truffatore, probabilmente no. Ad esempio, Gianni Guido (uno degli autori del massacro del Circeo, Nda) viveva a Panama con un passaporto falso. Si era sposato ed allevava galline, ma ha fatto l’errore di comprarsi macchine vistose, di attraversare i paesini correndo e facendosi notare, di telefonare in Italia. Così, Panama ha pienamente collaborato con l’Italia quando è stato trovato, anche per far vedere che collaborava”.

Naturalmente, potresti considerare l’attività di Caporaso vagamente illegale. In questo caso, ti giro la sua risposta in un’altra intervista: “… si tratta semplicemente di vedere le tasse come un costo e pianificare le proprie attività secondo le leggi e l’ economia. Negli Stati Uniti questo diritto è stato anche sancito da una sentenza della Corte Suprema e l’ 80% delle società quotate nella borsa di New York sono costituite in stati a bassa fiscalità come il Delaware. Non vedo perche gli italiani devono pagare più tasse di un cipriota o di un maltese!”.

E tutto questo lo si può fare da soli? “La cosa migliore è sempre rivolgersi ai professionisti, evitando il fai-da-te. I professionisti possono aiutare tutti (basta che paghino), oppure scegliere le categorie da aiutare”.

Avvocato, prima ancora di portare fuori i miei soldi posso desiderare di cambiare nome. E’ davvero possibile? “Tutto parte dall’atto di nascita, che è ancora cartaceo. Su quell’atto, poi, i governi innestano tutte le tecnologie biometriche: la fotografia dell’iride, le impronte digitali, ecc. Ma se falsifico il mio atto di nascita invalido tutto il processo successivo. D’altronde, negli Usa è lo stesso procedimento che impiega il governo per proteggere i testimoni e dare loro una nuova identità… quindi anche i cittadini possono farlo, se sanno come muoversi. In certi paesi, poi, è ancora possibile trovare persone che non hanno mai avuto un documento e a cui è possibile sostituirsi credibilmente. Nelle aree rurali è comune. Oppure, uno cerca un francese che vive in Italia e si fa una carta di identità francese, falsa ma a nome di una persona vera, il francese. Quindi ci saranno due persone con lo stesso nome, ma con facce differenti. Tutto si regge sul fatto che l’altro sia serio e non abbia pendenze con la giustizia… oppure è possibile prendere l’identità di un morto. Tuttavia, meglio evitare i documenti falsi: serve solo ad aggravare la propria posizione penale. Certo, molti siti offrono documenti falsi, ma sono truffe. Un documento nuovo non può costare solo 10.000 euro”.

I paesi offshore sono tutti in località esotiche. Ma se io voglio far sparire i soldi in Europa? “Può essere più facile che nei paesi offshore – risponde Caporaso – In Europa ci sono meno controlli per i soldi. A Panama fanno i raggi x a chi porta 100.000 euro, gli sembra strano perché la cifra è alta: ma in Europa cosa sono, sono nulla! In Germania si può addirittura aprire un conto on line! Invece a Panama uno straniero che apre un conto necessita di referenze bancarie, cioè che il direttore di un’altra banca gli assicuri che tu hai già avuto un conto corrente da loro e senza protesti. Naturalmente è anche un modo per scaricarsi dalle responsabilità in caso di problemi penali, certo. E quindi io, se dovessi far sparire  dei soldi, li depositerei prima in Europa e poi nei paesi offshore. Ma dipende anche da quanti soldi sono, più la cifra è alta e più ci sono controlli. Se devo far sparire 1.000.000 di euro in Europa devo per forza corrompere il direttore della banca. Ed una banca piccola magari aiuta di più, perché gli servono fondi…”

Chiaro come il sole. E veniamo ai soldi. C’è molta confusione, ad esempio, sulle carte di credito anonime rilasciate in questi paesi. Vedrai che tanti siti te le tirano dietro. Non esiste una carta di credito speciale, nei paesi offshore. Esiste che è possibile avere – esattamente come in Italia – una carta prepagata per spendere solo quello che si è caricato, anonima nel senso che il nome del titolare non è scritto sopra: “ma nella banda magnetica o nel microchip, sì”, dice Caporaso. Ricaricabili, quindi scollegate dal tuo conto corrente. Carte che puoi avere anche in Italia. E, come in Italia, per averle è necessario inoltrare una copia del passaporto e una bolletta della luce, acqua o telefono. Oppure è possibile intestarla ad un prestanome (ma anche questo in Italia si può fare), un fiduciario, “cioè una entità abilitata legalmente ad amministrare terzi tramite un prestanome della società stessa. Il rischio in questo caso è del prestanome e del fiduciario, che deve sapere come spende i soldi il suo cliente. Infatti, se lui compra pornografia infantile verranno dal fiduciario…che farà ovviamente il nome del cliente”. In tutti gli altri casi, la società da cui il prestanome dipende, in caso di controlli, ti sosterrà. Ovvio, se c’è un prestanome o un titolare fiduciario, potrai usarla solo in quei paesi dove i negozi non chiedono di esibire anche la carta di identità del titolare della carta!

La vera differenza è che, se emesse nei paesi offshore, queste carte non sono collegate al sistema bancario italiano: ed in questo modo le tue spese non saranno controllabili dalla nostra autorità finanziaria.  Anche perché nei paesi offshore c’è il più rigoroso segreto bancario…

“Sì, ma il vero problema è un altro” interviene Caporaso. E cioè? “Il problema non è come nascondo i soldi, ma come li spendo. E quanto mi faccio notare. Supponiamo che sparisco e voglio aprire un’attività. Che faccio? Creo una società controllata da una società offshore con un amministratore prestanome, in cui io, il vero proprietario, figuro come dipendente. Se voglio villa e yacht devo intestare tutto al prestanome e fingere davvero di essere l’impiegato, se arriva la polizia. Un basso profilo è decisivo. Poi, ci sono tante varianti a tutto questo.”.

Avvocato, una curiosità ce l’ho. Ma lei perché è l’unico che ci mette la faccia? “Io ce la metto perché offro servizi da paesi in cui gli stessi sono legali. A me si rivolgono da nazioni ad alta tassazione, come gli Stati Uniti … ed Europa del sud, al 90%. Vengono da me perché fanno attività che non potrebbero portare avanti, con tutte queste tasse. Il cliente, comunque, non spiega mai così tanto del perché si rivolge a me. Ed io faccio l’avvocato, non il giudice”.

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