Il mondo ha affrontato cinque pandemie letali nel corso della sua storia: vaiolo, morbillo, influenza spagnola, peste nera e HIV. Il più letale di tutti è stato il vaiolo, che ha causato oltre 300 milioni di morti, anche se da tempo esiste un vaccino, come nel caso del morbillo, causando circa 200 milioni di morti. Nel frattempo, il virus noto in tutto il mondo come "influenza spagnola" del 1918 uccise, in soli due anni, tra 50 e 100 milioni di persone. Il battere “Yersinia pestis " fu la causa dell'epidemia di peste nera che devastò l'Europa a metà del XIV secolo. Questo bacillo è stato trasmesso attraverso pidocchi e pulci che abitavano umani e roditori. I batteri hanno ucciso 50 milioni di persone.
Il mondo ha affrontato le pandemie in tanti modi differenti. Svezia e Cuba ne hanno attraversato diverse ed hanno accumulato esperienza sul modo in cui affrontare questi problemi ed hanno scelto il sistema della quarantena controllata senza limitare le libertà dei cittadini. Questi paesi, come tanti altri paesi circondati dal mare, come ad esempio l'Olanda e la Gran Bretagna, sono sempre stati storicamente intolleranti alla politica della quarantena, a differenza dei paesi con ampie estensioni territoriali. Inoltre, in Svezia, non pochi ritengono che le pratiche di isolamento e controllo esercitate dalle forze repressive (militari, di polizia) siano dispotiche e che si oppongano a valori come la libertà e il diritto al lavoro, e Cuba ha adottato misure molto simili con buoni risultati.
Ma analizzeremo il comportamento degli svedesi che può essere considerato contro corrente. Nei primi conflitti medici, all'inizio del XIX secolo, la Svezia optò per la quarantena. Nel 1806, per controllare la espansione della febbre gialla, la Svezia affonda le navi considerate "infette" e colloca osservatori ogni tre miglia sulla costa per monitorare e prevenire il furto di navi "sospette”. I pazienti erano sottoposti a continui bagni di aceto e a rasatura dei capelli. Quindi, nel 1831, di fronte al colera, gli svedesi reintrodussero la quarantena. Le autorità vietarono l'importazione di un lungo elenco di prodotti, le navi non potevano attraccare. Le scuole furono chiuse, i mercati furono banditi e le sepolture si effettuavano in aree appartate dei cimiteri.
Fino ad allora, la Svezia, che era allora una monarchia centralizzata, era uno dei paesi a favore della quarantena per affrontare le malattie. Tutto iniziò a cambiare nel 1834, quando i medici capirono che il colera non veniva trasmesso da "uomo a uomo". Più tardi, quando il vaiolo colpì la Svezia, preferirono adottare a trattamenti emergenti, come l'omeopatia e l'idroterapia.
Nel caso della sifilide, gli svedesi presero misure profilattiche. Questo paese è stato uno dei primi in Europa a regolare la prostituzione, a introdurre uno screening medico per le prostitute e a iniziato a multare i clienti. Nel 1918 la prostituzione fu abolita.
Quindi, quando arrivo la febbre spagnola, la Svezia ebbe cifre molto più basse di quelle di altre nazioni. Un terzo del paese fu infettato e ci furono 34.500 decessi, ma i casi fatali furono solo dell'1,8%. Questa immunità raggiunta nella storia potrebbe aver ispirato l'attuale governo svedese ad affrontare l'attuale crisi del coronavirus.
Morale: limitare le libertà personali non sconfigge le malattie e affonda le economie, causando alla fine molti più morti