L'Unione europea ha deciso di aggiungere 10 nuovi territori alla sua lista nera dei paradisi fiscali, in cui ora appaiono 15 giurisdizioni. La mancanza di accordi di scambio di informazioni, la possibilità di creare società con strutture proprietarie opache, la mancata pubblicazione dei dati dei proprietari finali erano alcune delle argomentazioni avanzate dall'UE per collocare questi paesi nell'elenco.
La prima lista nera dei paradisi fiscali nell'Unione europea è stato pubblicato nel 2017 e in quel periodo sono stati inclusi le isole Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago e le Isole Vergini Americane; mentre adesso sono state aggiunte queste giurisdizioni: Aruba, Barbados, Belize, Bermuda, Dominica, Figi, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi Uniti e Vanuatu.
L'UE usa la lista nera come uno "strumento" per affrontare su scala mondiale i rischi di frode fiscale e concorrenza fiscale sleale. Secondo loro, il processo di elaborazione dell'elenco ha creato un quadro per il dialogo e la cooperazione con i partner internazionali dell'UE, per affrontare le preoccupazioni relative ai loro regimi fiscali e per discutere le questioni fiscali di reciproco interesse.
Nella sua revisione più recente, l'UE ha determinato, ad esempio, che Aruba non aveva trasformato o eliminato il regime fiscale preferenziale; mentre, Barbados lo ha cambiato, ma per farne un altro simile. Invece, gli Emirati Arabi Uniti dispongono di strutture finanziarie progettate per attirare profitti senza una base economica reale. Il caso più critico è quello delle Isole Vergini statunitensi, poiché tale giurisdizione non ha firmato alcun accordo per lo scambio automatico di informazioni finanziarie ed ha un regime fiscale preferenziale che non intende trasformare.
I danni dovuti all'inclusione nella lista nera dell'UE possono essere significativi per le giurisdizioni. Il Consiglio dell'UE ha chiesto ai suoi Stati membri di tenere conto dell'elenco per analizzare le posizioni future delle politiche estere, le relazioni economiche e la cooperazione con tali territori. Inoltre, l'elenco viene utilizzato dalle banche per classificare il "rischio" dei paesi.
E adesso passano a esaminare la “lista grigia”
Per il commissario per gli affari economici e monetari dell'UE, Pierre Moscovici, le rigide posizioni assunte hanno indotto altri paesi a trasformare le loro leggi in conformità con gli standard di trasparenza fiscale richiesti dall'UE. "Stiamo alzando il livello di buona governance fiscale in tutto il mondo e eliminando le opportunità di abuso fiscale", ha detto Moscovici.
Nel 2018, una Commissione europea ha valutato 92 paesi, sulla base di tre criteri e un indicatore: trasparenza fiscale, buon governo e attività economica reale, nonché l'esistenza di un'aliquota dell'imposta sulle società pari a zero. In questo processo, 60 paesi hanno accolto le "preoccupazioni" della Commissione ed hanno eliminato 100 leggi per conformarsi all'UE.
Entro la fine del 2019, saranno supervisionati 34 paesi che compongono la "lista grigia", cioè hanno elementi che non sono conformi agli standard fiscali dell'UE, ma non così gravi da essere inseriti nella lista nera; mentre, quest'anno, 25 dei paesi esaminati sono stati esonerati.
I prossimi paesi che saranno controllati dalla Commissione saranno l'Argentina, la Russia e il Messico.