L’ Avvocato internazionalista Giovanni Caporaso Gottlieb analizza brevemente le misure prese da molti paesi che limitano i diritti fondamentali.
La situazione emergenziale che vive il mondo a causa dell’epidemia del Coronavirus o Covid19 ci porta a dover fare un’attenta analisi giuridica alla decretazione d’urgenza che i governi stanno attuando. Innanzitutto il termine Pandemia utilizzato dall’O.M.S. è eccessivo, ma ancora più eccessive sono le limitazioni delle libertà sancite e garantite dalla Costituzione di ogni paese.
Le misure restrittive applicate in merito alla chiusura degli esercizi commerciali e uffici, oltre alle restrizioni imposte alla libera circolazione delle persone pena sanzioni penali e amministrative, non tutelano il diritto alla libera circolazione dei cittadini nel territorio nazionale e calpestano le libertà personali che sono senza dubbio il diritto fondamentale più importante dell’uomo. Senza parlare poi del diritto al lavoro. Questi diritti a mio parere sono inderogabili a meno che non ci sia un provvedimento restrittivo dell’autorità giudiziaria. Le restrizioni imposte dalle norme anti Coronavirus limitano inoltre la socialità, che è una prerogativa dell’uomo quale “animale sociale”.
É chiaro che queste misure restrittive rappresentano un vulnus sensibile all’inderogabile diritto primario all’autodeterminazione.
Ricordiamoci che nella maggior parte dei paesi è sancito il diritto alla salute, ma non l’obbligo alla salute, quindi se uno non è portatore e quindi non è un pericolo per gli altri, deve avere il diritto di decidere se circolare o no, se lavorare o no e così via.
La maggior parte di questi decreti sono impugnabile davanti ai Tribunali ordinari ed è per questo che alcuni governi hanno anche sospeso il funzionamento dei Tribunali. Raccomandiamo quindi a chi sia stato oggetto di sanzioni di rivolgersi a un legale per analizzare l’eventuale impugnazione del provvedimento.
La prima sentenza contro le restrizioni è stata emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, Italia.
Il Giudice ha annullato un provvedimento amministrativo emesso contro un cittadino italiano da parte delle forze dell’ordine.
Il cittadino aveva deciso, nonostante la quarantena in vigore, di andare a lavorare e di andare a comprarsi le sigarette.
Il Tribunale Campano gli ha dato ragione annullando il provvedimento amministrativo con cui gli era stato ordinato di rimanere nella propria casa.
Questa la motivazione del provvedimento giudiziario: “riscontrata allo stato degli atti la verosimiglianza di quanto dedotto in esito alla essenzialità del percorso seguito dalla propria abitazione per l'approvvigionamento presso il punto di distribuzione automatico di tabacchi e ritenuto che l'estrema gravità e urgenza vada apprezzata anche nella adeguata considerazione del fine giustificante e misure. Il ricorso viene accolto con esclusivo riferimento all'atto di diffida e messa in quarantena in relazione ai detti impegni professionali, nei limiti di quanto ad essi necessariamente connesso e nel rispetto di tutte le altre misure, condizioni e precauzioni note al ricorrente”.
D’altra parte se non ci uccide il Coronavirus, rischiamo in breve di morire di noia o di fame perché a nulla servono i supermercati aperti se non si guadagnano i soldi per comprare da mangiare. Lascio ad ognuno le proprie conclusioni e raccomando un’attenta lettura della Costituzione del proprio paese perché le libertà costituzionali non possono essere annullate con un colpo di spugna.